Una due giorni milanese straordinaria, probabilmente irripetibile: due concerti eccezionali in appena 24 ore.

1° GIORNO/THE NATIONALQuando arriviamo all'Alcatraz la fila per entrare arriva quasi all'angolo dell'isolato, ma è veloce ed ordinata. C'è il tutto esaurito, e questo fa capire come i National, giunti ormai al quinto album, siano passati definitivamente da formazione di nicchia allo status di band mainstream. Il gruppo di supporto, i Phosporescent, stanno già suonando. All'incirca verso le 22:00, Scott Devendorf e compagni salgono sul palco: si inizia sottovoce, con Runaway, poi la splendida Anyone's Ghost. L'ultimo, strepitoso disco, High Violet, viene suonato quasi per intero, ma non mancano riferimenti alla produzione precedente, come Mistaken For Strangers, Apartment Story, Fake Empire. La voce di Matt Berninger è incredibile, profonda, avvolgente; la batteria di Bryan Devendorf sempre prepotentemente in primo piano. Ad essere pignoli, è un peccato che un eccesso di
divertissement interrompa l'esecuzione di Conversation 16, uno dei pezzi migliori del repertorio. E proprio quando il concerto si avvia alla conclusione, il colpo di scena che non ti aspetti: Matt Berninger, fin lì estremamente composto, scende in platea percorrendo tutta la sala dell'Alcatraz, letteralemente tutta, ripetendo la linea finale di Terrible Love, "It takes an ocean not to break" come in un mantra, tra il pubblico esterrefatto, compreso il sottoscritto che ad un certo punto se lo ritrova esattamente di fronte. Come dire che aver ascoltato i National è un po' come averli conosciuti, sul serio, personalmente: si fanno ottimi incontri, a Milano.
THE NATIONAL/ALCATRAZ/MILANO, 16 NOVEMBRE 2010
01.
RUNAWAY02.
ANYONE'S GHOST03.
MISTAKEN FOR STRANGERS04.
BLOODBUZZ OHIO05.
SLOW SHOW06.
SQUALOR VICTORIA07.
AFRAID OF EVERYONE08.
AVAILABLE/CARDINAL SONG09.
CONVERSATION 1610.
SORROW11.
APARTMENT STORY12.
ABEL13.
DAUGHTERS OF THE SOHO RIOTS14.
ENGLAND15.
FAKE EMPIRE16.
ABOUT TODAY17.
LUCKY YOU18.
MR. NOVEMBER19.
TERRIBLE LOVE
2° GIORNO/INTERPOLAll'ingresso del PalaSharp l'atmosfera che si respira è coinvolgente, quasi rituale, un po' come accade ai concerti dei Cure, dei quali gli Interpol per certi versi sono una sorta di eredi. Il gruppo di supporto, i Surfer Blood, ha in comune con i Phosporescent, gli special guest dei National, le camicie a quadri e la sensazione di non incidere molto, nel bene o nel male. Alle 21:30 in punto si spengolo le luci e, quasi in sordina, la band di New York attacca con Success, traccia che apre anche l'ultimo disco, in modo atipico (non è certo un brano con un intro particolare) ma efficace. Giusto il tempo di acclimatarsi, quindi, che si decolla con Say Hello To The Angels. La scaletta alterna in modo eterogeneo la discografia del gruppo, passando con disinvoltura da un album all'altro: Narc, Summer Well, Rest My Chemistry, Slow Hands, NYC, una splendida esecuzione di Take You On A Cruise, fino a Memory Serves, uno dei pezzi più belli dell'ultimo lavoro, del quale viene proposta per intero la prima parte (sicuramente la migliore). La classe di Paul Banks è immutata, la chitarra di Daniel Kessler sempre graffiante, mentre David Pajo al basso fa il suo onestamente. Particolarmente intenso il bis: dopo una suggestiva versione di The Lighthouse, si chiude in crescendo con le taglienti
Evil e The Heinrich Manuveur. Precisi ma emozionanti, elegantemente distanti ma incredibilmente coinvolgenti allo stesso tempo, gli Interpol dal vivo sono una macchina perfetta, un'esperienza assolutamente imperdibile.
INTERPOL/PALASHARP/MILANO, 17 NOVEMBRE 2010
01.
SUCCESS02.
SAY HELLO TO THE ANGELS03.
NARC04.
LENGHT OF LOVE05.
SUMMER WELL06.
REST MY CHEMISTRY07.
SLOW HANDS08.
C'MERE09.
NYC10.
BARRICADE11.
TAKE YOU ON A CRUISE12.
LIGHTS13.
PDA14.
MEMORY SERVES15.
NOT EVEN JAIL16.
THE LIGHTHOUSE17.
EVIL18.
THE HEINRICH MANUVEUR