In the west of town there's no promised land And if you can't get that through your head then fine And if you want me to be honest with You can ask me and I'll tell you everything
And if you want to know a lie Then I'll tell you a lie If you want to know the truth Then I'll tell you When you're coming up for air And you think there's someone there No, you won't see me 'Cause I'm faster than you think
As the world flies by and I close my eyes To empty office buildings and the five-a-side Where the air is thin in the morning light If I'm on this road I'm gonna wait again
And if you want to know a lie Then I'll tell you a lie If you want to know the truth Then I'll tell you When you're coming up for air And you think there's someone there No, you won't see me 'Cause I'm faster than you think
If you want the truth then just ask me I will give it to you but you won't like it much And if that's okay then we'll get on fine And if not then we can call it quits
And if you want to know a lie Then I'll tell you a lie If you want to know the truth Then I'll tell you When you're coming up for air And you think there's someone there No, you won't see me 'Cause I'm faster than you think
And if that's okay then we'll get on fine And if not then we can call it quits
"Ho forse troppa influenza nella band, perché se qualcosa non mi piace non la canto. Questo significa che solo le canzoni che mi piacciono andranno poi sul disco. Non è giusto, ma le cose stanno così." In questa dichiarazione di Matt Berninger, leader dei National, c'è la chiave di lettura per apprezzare al meglio le qualità di High Violet: elegante e compatto, ma allo stesso tempo sporco ed irregolare, da Terrible Love ad England, passando per Anyone's Ghost, Little Faith, Bloodbuzz Ohio e Conversation 16, il quinto lavoro della band newyorkese è un concentrato incredibile di melodie straordinarie, rese profonde ed avvolgenti dalla voce baritonale del cantante di Cincinnati. Un album eccezionale, uno dei migliori degli ultimi tempi.
Da quando gli Interpol l'hanno resa disponibile in download gratutuito sul loro sito ufficiale, nella scorsa primavera, anticipando il nuovo album e di fatto tornando sulle scene dopo tre anni di silenzio, difficilmente riesco ad alzarmi la mattina senza averla in testa, senza intonarne l'attacco. Un pezzo potente, oscuro, evocativo, dal crescendo grandioso. La canzone-simbolo di questo 2010.
LA PLAYLIST DEL 2010
01. LIGHTS/INTERPOL 02. ANYONE'S GHOST/THE NATIONAL 03. FOOL'S DAY/BLUR 04. GIVING UP THE GUN/WAMPIRE WEEKEND 05. READY TO START/ARCADE FIRE 06. THE SHORE/CHAPEL CLUB 07. BIGGER THAN US/WHITE LIES 08. ECHOES/KLAXONS 09. SUBMISSION/DELPHIC 10. IN THE DIRECTION OF THE MOON/WOLF PARADE 11. WHAT I HAVE TO OFFER/EELS 12. HELICOPTER/DEERHUNTER 13. PARADISE CIRCUS/MASSIVE ATTACK 14. SPANISH SAHARA/FOALS 15. ON MELANCHOLY HILL/GORILLAZ 16. NOTHING AT BEST/THE PINEAPPLE THIEF 17. QUEEN BLACK ACID/MENOMENA 18. THE GOOD BOOK/TIRED PONY FEAT. TOM SMITH 19. OUR LADY OF LOURDES/PAUL SMITH 20. DOWN BY THE WATER/THE DECEMBERISTS 21. NIGHT & DAY/CHIEF 22. IT'S EASIER/JOHN GRANT 23. THE CURSE/JOSH RITTER
BONUS TRACKS
HEAVY IN YOUR ARMS/FLORENCE AND THE MACHINE THE GENTLE HUM OF ANXIETY/TRENT REZNOR AND ATTICUS ROSS
IL VIDEO DELL'ANNO: WE USED TO WAIT/ARCADE FIRE (Chris Milk)
Non solo e non esattamente un videoclip. Il progetto The Wilderness Downtown, realizzato dal regista Chris Milk per il brano We Used To Wait, è infatti un vero e proprio strumento interattivo che permette di associare la musica della band canadese alle immagini satellitari dei luoghi della memoria dello spettatore: sia che si tratti della via di casa, che del posto che non si è mai visitato. Un po' come Google Maps, ma molto più melodico.
Può bastare una manciata di ottime canzoni per essere eletti rivelazione dell'anno? Da queste parti, evidentemente si. I Chapel Club vengono da Londra, sono giovanissimi e pubblicheranno il loro primo album alla fine del prossimo mese di gennaio. La sfida ai White Lies nella corsa a nuovi-Editors, o nuovi nuovi-Interpol, e via dicendo fino ai Cure ed ai Joy Division, è già lanciata.
Una trasferta memorabile, e due eventi straordinari in 24 ore: perchè sceglierne uno? I concerti dell'anno sono quelli dei National e degli Interpol a Milano, lo scorso 16 e 17 novembre. Caldi, discreti, persino amichevoli i primi, con Matt Berninger che si fa tutta la platea sulla linea finale di Terrible Love; eleganti, precisi, praticamente perfetti Paul Banks e compagni. Un'esperienza indimeticabile.
"Puntiglioso ai limiti del patologico, ma amabilmente attento e corretto". Romanzo epistolare al tempo di internet, Le Ho Mai Raccontato Del Vento Del Nord è un libro intimo ma discreto, divertente e romantico. Daniel Glattauer, giornalista e scrittore austriaco, fa entrare Emmi e Leo l'una nella vita dell'altro, e li lascia sospesi, leggeri, eppure profondamente legati. In attesa di rincontrarsi nella Settima Onda.
Il film racconta in modo divertente ed appassionato l'inizio della carriera dell'allenatore Brian Clough, Mourinho ante litteram che sul finire degli anni '70 guidò il Nottingham Forest (club di una piccola città nel centro dell'Inghilterra, mica uno squadrone pieno zeppo di campioni strapagati) alla conquista di due Coppe dei Campioni consecutive. Storie d'altri tempi, quando il calcio era ancora una favola, e tutto era possibile. La pellicola è stata girata nel 2009, ma nelle sale italiane non è mai arrivata: solo nella primavera di quest'anno la Sony Pictures si è degnata di distribuirla, direttamente in dvd.
LA COLONNA SONORA DELL'ANNO: THE SOCIAL NETWORK/TRENT REZNOR AND ATTICUS ROSS
THE GENTLE HUM OF ANXIETY
Trent Reznor, si sa, è un'autorità in fatto di colonne sonore. Con la collaborazione di Atticus Ross, musicista e produttore britannico, costruisce per The Social Network, l'attesissimo lungometraggio di David Fincher su Mark Zuckerberg, l'ideatore di Facebook, un tappeto di suoni elettronici ora di grande ambientazione, ora estremamente potenti, che sottolineano con grande efficacia le scene del film.
IL DISCO ITALIANO DELL'ANNO: DEI CANI/NON VOGLIO CHE CLARA
LA MAREGGIATA DEL '66
Nel panorama piuttosto desolato della musica indipendente italiana, divisa tra cantanti troppo scanzonati e gruppi che si prendono maledettamente sul serio, la band piemontese Non Voglio Che Clara riesce miracolosamente a coniugare la passione per la canzone d'autore con arrangiamenti e suoni contemporanei. Qualche momento di compiacimento cantautorale non manca, ma brani come Il Tuo Carattere E Il Mio e La Mareggiata Del '66 sono ottimi esempi di come può suonare, e bene, il rock in lingua italica.
DISCO: IN THIS LIGHT AND ON THIS EVENING/EDITORS CANZONE: EAT RAW MEAT = BLOOD DROOL/EDITORS VIDEO: WRONG/DEPECHE MODE (Patrick Daughters) DEBUTTO: WHITE LIES CONCERTO: EDITORS + THE MACCABEES + WINTERSLEEP (Roma/Teatro Tendastrisce) 03/12/09 LIBRO: LA MORTE DI BUNNY MUNRO (The Death Of Bunny Munro)/NICK CAVE (Feltrinelli) FILM: BASTARDI SENZA GLORIA (Inglourious Basterds)/QUENTIN TARANTINO COLONNA SONORA: THE TWILIGHT SAGA: NEW MOON/Artisti Vari DISCO ITALIANO: SOGNANDO CONTROMANO/NEFFA
Amanda Palmer, voce dei Dresden Dolls, ha pubblicato un album di cover di brani dei Radiohead, suonati principalmente con l'ukulele... altro che vuvuzelas! La copertina del disco, poi, realizzata in stile hawaiano anni '50, è davvero uno spasso.
Nuovo progetto e nuovo video per Richard Ashcroft: il gruppo si chiama nientemeno che United Nations Of Sound, mentre il primo singolo s'intitola Are You Ready? ed anticipa l'uscita dell'album Redemption, atteso per fine marzo. Gli altri componenti della band? Sembra che l'unico membro sia lo stesso leader dei Verve...
L'Italia è un paese di santi, poeti e navigatori. Ed incompetenti. Una Repubblica fondata sul lavoro. E sul pressapochismo. Dispiace dirlo, ma spesso è così. Ieri, ad esempio i Muse erano ospiti della trasmissione Quelli Che Il Calcio presentata da Simona Ventura. Vistasi negata la possibilità di suonare dal vivo il loro nuovo singolo Uprising, la band britannica, confidando nella totale ignoranza della Ventura e del suo staff, ha pensato bene di trasformare l'esibizione in uno spettacolo comico, invertendo i ruoli (Matthew Bellamy alla batteria è uno spasso) ed enfatizzando movenze ed espressioni come e meglio di una boy-band. Ora, personalmente non ho apprezzato moltissimo l'ultimo album The Resistance, ma bisogna riconoscere che la trovata è stata decisamente geniale! Manco a dirlo, la strapagata conduttrice nostrana non si è accorta di nulla, ed è caduta nel tranello con tutte le (presumibilmente costosissime) scarpe. L'imbarazzo ha raggiunto il culmine quando Simona, intervistando quello che pensava fosse il cantante (Dominic Howard, per l'occasione), gli ha chiesto chi dei 3 fosse fidanzato con una psicologa italiana e vivesse in una villa sul lago di Como (con tanto di scontato paragone con la dimora di George Clooney): la risposta, ovviamente, è stata che si trattava del batterista... Allego il link della pagina di Wikipedia (in italiano, oltretutto) sui Muse: sarebbe bastato un click per evitare questa incredibile brutta figura.
Il nome Kaiser Chiefs viene dalla squadra di calcio in cui lo storico capitano sudafricano del Leeds United degli anni '90, Lucas Radebe, militava ad inizio carriera. Forse anche per questo, mi sono diventati subito molto simpatici. E quando li ho visti dal vivo al Circolo degli Artisti, ai tempi del primo album, Employment, ho pensato che questi ragazzi avessero qualcosa in più di tanti altri gruppi venuti alla ribalta negli ultimi tempi. Di recente, durante una conversazione in autostrada, dalle parti del lago d'Iseo, mi è capitato di definirli i nuovi Blur. Ed ora ne sono ancora più convinto: i Kaiser Chiefs sono oggi quello che la band di Damon Albarn rappresentava nello scorso decennio, ovvero una delle migliori espressioni del pop britannico. Ed infatti, ascoltando Off With Their Heads, i paragoni con titoli storici del periodo britpop, come Parklife e The Great Escape, vengono sin troppo facili. Il disco è un concentrato di potenziali hit, a partire dalla prima traccia, Spanish Metal, con le tastiere esotiche di Nick Peanut Baines a segnare il ritmo. Il singolo, Never Miss A Beat, è costruito su un riff di chitarra che riporta alla mente i R.E.M. più rock. You Want History, con le sue percussioni ed l'incedere quasi disco, mi fa pensare ai MGMT ed alla nuova ondata stile summer of love. Le melodie, come nella migliore tradizione d'oltremanica, sono ricercate: una su tutte, quella di Tomato In The Rain, il pezzo migliore dell'album, a partire dal titolo. Anche la voce di Ricky Wilson, lasciata (parzialmente) da parte la tendenza al coro da stadio (l'Elland Road di Leeds, naturalmente), appare più matura e coinvolgente. La squadra è cresciuta, la qualificazione alla Champions League sembra un traguardo sempre più vicino. Il disco, ufficialmente, esce tra 10 giorni, ed è già finito nella mia whislist.