13/09/09

ASCOLTI: THE RESISTANCE/MUSE


Quel che è certo è che The Resistance vanta un disegno un complesso e strutturato, orchestrale, difficile fin dalle intenzioni, ed un solo ascolto non è sufficiente a comprenderlo appieno, ma la prima impressione, quella che resta a caldo, alla fine dell'ultima traccia, è una distaccata, quasi distratta sensazione di noia. Si, questo disco è noioso. Il singolo Uprising, che apre la scaletta, ha un indubbio appeal radiofonico, non c'è dubbio, ma è tutt'altro che memorabile, e per certi versi fa pensare, non senza lasciar scappare una risata, al boogie-rock degli Status Quo. A onor del vero, Matthew Bellamy e compagni si riscattano subito con la title-track, ma è un lampo nel buio, l'unico brano in possesso di quel pathos espressivo tipico dei Muse. Il resto del lavoro, infatti, assume una vena manieristica e ridondante, a tratti addirittura pedante nelle citazioni, tanto da rendere vana l'ambizione di originalità del progetto: Unitet States Of Eurasia, ad esempio, sembra un vecchio pezzo dei Queen nel quale si è perso un arpeggio arabeggiante alla Jimmy Page, tanto che la parte finale, un notturno di Chopin, giunge quasi come una liberazione. Unnatural Selection segue questa scia, mentre Undisclosed Desires, Guiding Light ed MK Ultra scorrono senza particolari emozioni. I Belong To You/Mon Cœur S'ouvre À Ta Voix, invece, risulta quasi irritante nell'ambizioso e saccente tentativo di incastrare un'aria operistica in una ritmica di pianoforte quasi r'n'b che pare presa in prestito dai Maroon 5. Paradossalmente, la parte più riuscita dell'album è quella conclusiva, la suite (divisa in 3 parti) Exogenesis, nella quale, finalmente, la band riesce a coniugare con successo tutti i diversi elementi messi in gioco, anche se, giunti quasi al termine dell'impresa, non si ha più la lucidità necessaria per apprezzarla completamente. Forse sarebbe stato meglio farla uscire da sola come EP, magari in allegato, chissà. Quel che rimane, al termine della fatica, è l'immagine di 3 musicisti così impegnati a rimirarsi nella loro bramosa operazione di assemblaggio di stili differenti da perdere di vista l'obbiettivo principale, la musica nella sua essenza: sarà per questo che The Resistance appare così artefatto e barocco da suscitare, come si diceva in apertura, solo tanta noia.

THE RESISTANCE/MUSE ★½

QUALCOSA DEL GENERE: QUEEN II/QUEEN (1974)
BRANO MIGLIORE: RESISTANCE

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