28/12/08

SULLA CANZONE DEL GIORNO



Perché alcune canzoni ci rimangono sempre nella testa?
Questo fenomeno si verifica con una frequenza e un'intensità molto variabili da individuo a individuo, anche se a tutti è capitato, almeno una volta, di essere osessionati da un motivetto. Non esiste una spiegazione scientifica univoca del perchè accada. Diversi psicologi si sono interessati al problema concludendo che l'area del cervello coinvolta è quella che processa le informazioni verbali, in cui si "incastra" il ritornello della canzone come se il cervello cercasse di completarne le parole o il fraseggio ritmico. Il fenomeno in inglese è detto earworm ("verme dell'orecchio"), dal tedesco ohrwurm, anche se esistono diverse proposte alternative: una di queste è quella del noto neurologo Oliver Sacks, che propone di chiamarlo "involuntary musical imagery" (immagine musicale involontaria). Come liberarsene? Ascoltando una canzone diversa oppure abbandonandosi al tormentone, cantandolo ad alta voce, dall'inizio alla fine, fino a stancarsene.

(Tratto da FOCUS, N. 194 - Dicembre 2008)

2 commenti:

  1. Ho trovato un'articolo, che potrebbe interessarti, alcune cose "suonano bene" altre non mi piacciono e non sono d'accordo.
    Più che una risposta al tuo articolo, la vedo più come un continuare a surfare sull'onda del "neuromusicale" . Anche se per me la musica non ha bisogno di spiegazioni...
    ecco l'articolo, (tratto da "la repubblica delle donne" del 25 ottobre).
    baci.
    Fra.

    LE NOTE INTELLIGENTI

    "Perchè la voce di Thom Yorke,... vi fa venire la pelle d'oca? e perchè sentite l'impulso di mettervi a ballare? Per molti di noi il potere della musica, e dell'arte in generale, di commuoverci è un fatto scontato, ma le ragioni per cui questo succede sono alquanto misteriose. Eppure studiare le nostre reazioni davanti a un concerto, una mostra, uno spettacolo, aiuta a capire come funziona il cervello e di cosa è fatta la natura umana.
    Le percezioni hanno un forte componente mentale,spiega Valentino Braitenberg, neuroscenziato. " Tutto quello che si percepisce è visto, udito, o sentito sullo sfondo di quanto stiamo già pensando" , dice. La sua tesi è condivisa da Jonah Leher, autore di proust era un neuroscenziato. "Infatti le fibre che vanno dalla corteccia visiva all'occhio, sono dieci volte di più di quelle che vanno dall'occhio alla corteccia", spiega. "Aveva ragione William james, che definì una sensazione come un cliente, che dopo aver affidato il caso a un avvocato, ascolta tutto ciò che l'avvocato trova più opportuno raccontare"
    L'avvocato naturalmente è il cervello, ma a salvarci dai troppi "mumble mumble" arriva per fortuna la musica.
    "La musica agisce sulle nostre emozioni in maniera diretta, immediata..."
    Un romanzo sollecita le nostre emozioni per ragioni che possiamo spiegare e descrivere.
    Con la musica, invece, nessuna idea interferisce:siamo investiti dall'emozione e non stiamo a domandarci perchè".
    Non solo. La musica attiva gli stessi centri celebrali dell'oppio, del cioccolato, e dell'orgasmo. Studiando il cervello di chi è esposto alla musica per settimane, si è visto che è capace di incrementare la dopamina, la serotonina e altri neurotrasmettitori, esattamente come un antidepressivo di ultima generazione. Così ascoltare un brano pop allontana la tristezza senza effetti collaterali,e ci aiuta pure a svegliarci, alzarci dal letto...
    Rispetto al movimento, i neuroscenziati fanno risalire il nostro irresistibile impulso a battere le mani, i piedi, o tutto il corpo, al fatto che musica e danza anticamente erano connesse.
    "Da un punto di vista evoluzionistico, il cervello si è forgiato sulla musica, che probabilmente ha preceduto il linguaggio", interviene Daniel J. Levitin,ex ingegnere del suono di Carlos Santana e Chris Isaak e oggi psicologo (...)
    "IL TRUCCO DEI BEATLES":
    Ma come decodifichiamo una canzone? "La prima cosa è il rapporto tra le note", spiega Vincenzo Tagliasco (...)
    Ascoltando un brano iniziamo un dialogo di attese e previsioni riguardo alla successione delle note- come quando indoviniamo un ritornello- che interessa una parte del lobo frontale BA47, collegato anche alle emozioni. "i compositori lo sanno" dice Leher, "iniziano un pezzo, un accordo tonico o una melodia, e poi cercano di evitarlo fino alla fine, Più ci viene negato ciò che attendiamo, più piacere avremo quando ci sarà alla fine concesso".
    "Pensiamo ai Beatles, che hanno giocato con le convenzioni in modo intelligente."..."Le loro canzoni piacciono e continuano a piacere, perchè ci ricordano,al livello subconscio, altre canzoni..."
    Insomma, la percezione di una melodia, così come di un quadro, si fonda sull'astrazione, che permette al cervello di non essere schiavo dei particolari...
    Sebbene non si sappia come mai quello che è musica per un'altra persona, è puro rumore, si è appurato che tutti dall'età di 5 anni sappiamo distinguere le stonature (in accordo alla nostra cultura" e ci fissiamo per un determinato genere verso i 14 15 anni, Fino ad allora il cervello crea in continuazione nuove connessioni:dopo i 15 anni, quelle non necessarie vengono tagliate via. E dopo "cercare di abituarsi a un nuovo genere musicale, è come imparare un linguaggio nuovo".

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  2. Grazie per l'articolo, è molto interessante.

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