10/03/08
CONCERTI: PJ HARVEY/AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA/ROMA
RID OF ME
Il palco ha l'atmosfera di un piccolo bistrot: il pianoforte e gli amplificatori sono adornati da semplicissime lucine bianche, proprio come quelle che si usavano per abbellire gli alberi di Natale, un tempo. Polly Jean beve un bicchier d'acqua. Indossa uno splendido abito nero con le maniche a sbuffo, e scarpe coi tacchi alti, che non le impediscono di muoversi con disinvoltura tra gli strumenti. Comincia imbracciando la chitarra elettrica, come una guerriera, sola contro tutti. Poi siede al piano, decorato con candele e cornici come fosse arrivato lì dal salotto di casa, dando le spalle al pubblico, e la sua voce si perde nell'aria, tanto che potrebbe provenire da qualsiasi parte dell'auditorium, e sarebbe lo stesso. Si diverte con la drum machine, per dare ritmo ai pezzi di Is This Desire? e strimpella uno strano strumento a corde per conferire a Down By The Water un aspetto del tutto nuovo. Come in uno di quei film in cui l'eroe è lo scenziato un po' pazzo, ma geniale e romantico, che passa da una parte all'altra del suo laboartorio per inventare il congegno che salverà il mondo, PJ Harvey alterna e mischia suoni e canzoni vecchie e nuove, quasi senza sosta, come fosse in una catena di montaggio. E se i momenti passati allo sgabello del pianoforte sono intimi, quasi sussurrati, di quelli da ascoltare in religioso silenzio, quelli vissuti in piedi, con la chitarra, sono energia pura, elettrica, travolgente. Un concerto insolito, intimo, emozionante: tutta sola, Polly Jean, con il suo pubblico ed il suo talento. E la sensazione che non serva assolutamente nient'altro.
PJ HARVEY/AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA, SALA SANTA CECILIA/ROMA, 09 MARZO 2009
01. TO BRING YOU MY LOVE
02. SEND HIS LOVE TO ME
03. WHEN UNDER ETHER
04. THE DEVIL
05. WHITE CHALK
06. MAN-SIZE
07. ANGELENE
08. MY BEAUTIFUL LEAH
09. ELECTRIC LIGHT
10. NINA IN ECSTASY
11. SHAME
12. SNAKE
13. BIG EXIT
14. DOWN BY THE WATER
15. GROW GROW GROW
16. THE MOUNTAIN
17. SILENCE
18. THE GARDEN
19. RID OF ME
20. WATER
21. C'MON BILLY
22. THE PIANO
23. DESPERATE KINGDOM OF LOVE
01/03/08
CONCERTI: THE CURE/PALALOTTOMATICA/ROMA
KILLING AN ARAB
A vederlo girovagare per il palco come se fosse capitato lì per caso, spaventato dalle luci e dalla confusione, le mani timide nascoste dalle maniche troppo lunghe ed il sorriso imbronciato, ti chiedi come possa essere diventato un'icona del rock. A sentirlo cantare, nonostante gli anni che passano ed il peso che aumenta, ci si domanda dove trovi ancora tutta quella voce, allo stesso tempo così potente e così sottile. Tra un pezzo e l'altro, sommessamente, quasi avesse paura di disturbare, Robert Smith sospira "thank you", e ti viene da pensare "ma come, sei tu che ringrazi me?". Grazie a te piuttosto. Grazie ai tutti voi. Suonano forte, i Cure versione quattro moschettieri, per oltre tre ore: senza tastiere, i suoni si fanno più diretti, essenziali, ruvidi. L'inconfondibile tintinnio dei campanelli che introducono Plainsong, le luci verdi che colorano From The Edge Of The Deep Green Sea, quelle stroboscopiche che fotografano gli istanti più duri di One Hundred Years. Le parole, sempre inventate all'ultimo momento, dell'ultima strofa di Disintegration. E quell'intensità, quel senso di appartenenza che fanno pensare ad un rituale, più che ad un semplice concerto. La scaletta alterna pezzi celebri, di quelli che la gente fa il coretto, come Pictures Of You e Just Like Heaven, a pezzi eseguiti più raramente, come Push, da brividi, e Primary, oltre ad un paio di assaggi del nuovo album, in uscita in primavera. Gli encores (sarebbe riduttivo parlare di bis) sono uno show nello show: il primo è interamente dedicato a Seventeen Seconds, mentre il secondo scivola allegro sulle note dei pezzi più pop, gustosi come merendine durante la ricreazione. L'ultimo invece chiude il cerchio, riportando la mente al 1979, anno in cui tutto è cominciato, e si conclude con un'incredibile versione di Killing An Arab, che terminata la quarantena antiterrostistica, riesplode più potente che mai. Tre ore e cinque minuti, ma potrebbe essere stato solo un attimo. Ancora una volta.
THE CURE/PALALOTTOMATICA/ROMA, 29 FEBBRAIO 2008
01. PLAINSONG
02. PRAYERS FOR RAIN
03. A STRANGE DAY
04. ALT.END
05. THE END OF THE WORLD
06. THE WALK
07. LOVESONG
08. TO WISH IMPOSSIBLE THINGS
09. PICTURES OF YOU
10. LULLABY
11. FROM THE EDGE OF THE DEEP GREEN SEA
12. THE ONLY ONE
13. PUSH
14. FRIDAY I'M IN LOVE
15. IN BETWEEN DAYS
16. JUST LIKE HEAVEN
17. PRIMARY
18. A BOY I NEVER KNEW
19. US OR THEM
20. NEVER ENOUGH
22. ONE HUNDRED YEARS
23. DISINTEGRATION
24. AT NIGHT
25. M
26. PLAY FOR TODAY
27. A FOREST
28. LOVECATS
29. HOT HOT HOT
30. LET'S GO TO BED
31. FREAK SHOW
32. CLOSE TO ME
33. WHY CAN'T I BE YOU?
34. BOYS DON'T CRY
35. JUMPING SOMEONE ELSE'S TRAIN
36. GRINDING HALT
37. 10:15 SATURDAY NIGHT
38. KILLING AN ARAB